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La Festa del Papà ricordata dal nostro socio-scrittore Carmine Scavello


LINK: Leggi le Storie di Carmine Scavello

San Giuseppe, Festa dei Papà di ogni tempo

Stavo pensando a cosa scrivere sulla Festa del Papà e, poi, mi son detto: perché non ispirarmi a Francesco il personaggio del mio nono libro, il romanzo “Francesco, l’uomo che dava del tu alla vita “? Lo considero un papà modello sempre in linea con i tempi di allora, di oggi e di domani, perché papà erano, papà sono e papà saranno. Non era perfetto, ma era sempre alla ricerca di miglioramenti. Si faceva amare per i difetti, perché i pregi li amano tutti. Grazie, scusa e per favore erano parole di cui faceva largo uso a tutto vantaggio dei buoni rapporti umani.

  I sei figli, mandati dalla Provvidenza, non li considerava una proprietà per gestirli secondo i suoi bisogni e disporne a piacimento nei piccoli lavori agricoli o domestici. Li rispettava come esseri umani e ne riconosceva la libertà, la dignità e le loro scelte di vita per il futuro. 

  È un uomo positivo sotto tutti i punti di vista, che non si è mai arreso davanti le avversità della vita. Affermava che se ce l’avevano fatta gli altri ce l’avrebbe fatta anche lui. Lo spirito creativo gli ha dato sempre la carica di riuscire a raggiungere i suoi obiettivi prefissati. Viveva serenamente senza mai maledire la sorte, né imprecare contro il mondo, né bestemmiare contro il cielo e né invidiare gli altri. 

  Era un osservatore nato, quello che si dice in gergo di essere un rubamestiere sempre all’opera. Osservava e memorizzava. Non copiava l’idea come un pappagallo, ma la faceva sua, migliorandola e personalizzandola come se fosse stata un’intuizione nuova. 

  Nei rapporti con i figli era insuperabile: li educava con l’esempio concreto e ciò che proibiva agli altri era il primo a rispettarne le regole, che lui stesso dettava. I figli non si ricordano una sberla ricevuta come penitenza o rimprovero perché era impossibile fargli un torto o trasgredire i suoi ordini, che, poi, erano consigli. I fatti gli davano ragione, non perché fosse stato perfetto quanto perché era previdente e faceva il passo secondo la gamba. Dava rispetto e pretendeva rispetto per non creare rapporti incrinati.

 Naturalmente, prima di muoversi alla cieca, sapeva dove mettere i piedi. Ha avuto tanti animali come maestri, senza fare un torto alle persone sagge di cui ha sempre voluto imitarne le qualità, la buona condotta di vita e la creatività. Diceva spesso che l’asino, contrariamente alla cattiva nomea cucita addosso, era per lui un esempio da imitare. L’asino – è stato appurato – dove cade una volta, campasse cent’anni, in quel determinato posto non ci cadrà mai più. Magari cadrà più avanti, ma, poi, memorizzerà il nuovo posto dove è caduto di nuovo. 

  Vedeva molto lontano: era lungimirante e non saltava le tappe; la natura è stata per lui una buona maestra di vita. Saper aspettare i momenti giusti gli faceva cogliere i frutti più grandi e maturi. Aveva due regole da rispettare: la prima è non arrendersi mai, la seconda è ricordarsi della prima. Conoscere la vita di Francesco attraverso il libro citato, potrà arricchire la propria con altri esempi concreti e sani comportamenti della sua esistenza. Nel libro c’è una lettera/preghiera all’Angelo Custode, che da sola vale il costo del libro. L’ha salvato da un treno che lo conduceva ai campi di concentramento in Germania. 

Auguri di buona vita a tutti i papà dall’autore Carmine Scavello