Giornata della Memoria
Chi ha proposto la Giornata della Memoria ha avuto una grandissima idea geniale: quella di non far dimenticare l’Olocausto. Sono passati ottant’anni dalla liberazione dei prigionieri dei campi di Concentramento, come Aushwitz, a opera dell’Armata Rossa e da quel momento l’Europa ha goduto di un lungo periodo di pace, di progresso e di libertà. Buttare al vento l’insegnamento della conservazione della Memoria è un’offesa al genere umano, perché non si è capita la lezione. La storia potrebbe ripetersi, perché le generazioni che seguono dimenticano i nomi scritti dei tanti caduti nelle guerre sulle colonne di marmo dei Monumenti ai Caduti.
Chi ha conosciuto la guerra sulla propria pelle e coloro che ne hanno subito le conseguenze dicono che è solo incoscienza pensare di risolvere i problemi tra gli Stati facendosi la guerra. Eppure l’intelligenza umana sa che il dialogo e il rispetto reciproco sono alla base di una buona convivenza reciproca. Sia vincitori che vinti, alla fine, si leccano ambedue le ferite. Non esistono guerre senza morti e feriti, senza contare le conseguenze dovute alle macerie di case, strade, ponti … e mezzi di comunicazione e la mancanza di elementi primari tipo cibo, luce, acqua, assistenza medica … e riscaldamento.
Alla domanda vi fa paura la guerra? Ditemi quante persone vi rispondono di no; coloro che lo fanno o sono degli incoscienti o degli opportunisti o non hanno capito le ripugnanze della guerra. Eppure tanti film e documentari hanno mostrato gli orrori della guerra. Consiglio a costoro di ascoltare attentamente la canzone “Aushwitz” di Francesco Guccini – nota anche come “La canzone del bambino nel vento” – e di andare a visitare il Memoriale della Shoa, conosciuto come Binario 21 alla Stazione Centrale di Milano.
Entrare in quel luogo fa venire i brividi. Vedere tutti quei nomi scritti sulle pareti e quei vagoni di legno, bui e freddi, fa pensare che i poveri prigionieri erano trattati peggio delle bestie. Quei vagoni andavano ai campi di concentramento, dove i carnefici, che non chiamo esseri umani, li aspettavano per consegnare carichi di persone, innocenti e sfortunate di essere nate e di trovarsi nel posto sbagliato, da sacrificare in nome della razza eletta.
Le guerre le dichiarano i capi di Stato, però chi va a combattere è il popolo. La Giornata della Memoria, perciò, riguarda tutti, sia chi la dichiara che chi la subisce. Non bisogna mai spegnere i riflettori sulla pace e augurarsi che il seme del bene produca piante che soffochino quelle del male.
La mancanza della memoria crea l’indifferenza che è il male più grande della società, in quanto rinnega la storia e il passato; disconosce l’esistenza del proprio simile; è già di per sé una violenza; costruisce un muro. L’indifferenza è peggio dell’odio, in quanto l’odio si può trasformare in amore, perciò l’indifferente non può odiare o amare chi non esiste.
Buona vita e senza perdere la speranza che uomini di buona volontà sappiano far trionfare il bene sul male. La speranza è l’oppio di chi crede in un mondo più giusto. Chi sta bene mentre gli altri stanno male, in concreto sta male psicologicamente anche lui, perché è circondato da gente triste e sfiduciata.