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Gita in Liguria dell’11 marzo 2022

Carmine Scavello ci scrive
11-12-13 marzo 2022: “Alla scoperta delle inedite meraviglie della Liguria”. Luoghi visitati: Finalborgo, Castelvecchio di Rocca Barbena, Principato di Seborga, Bordighera, Dolceacqua; Cervo, Sanremo, Savona.
Non descrivo volutamente questi luoghi caratteristici e ameni, citati nel titolo, in quanto la rete li spiega meglio di me e ci aggiunge pure interessanti notizie storiche e vicende umane. E poi, farei l’errore di dedicare più spazio ad alcune località e meno ad altre; così, lascio ai lettori la libertà individuale della lettura sui siti riservati ai suddetti luoghi.

Le località sono tutte meritevoli di essere menzionate per il loro aspetto culturale del nostro patrimonio artistico nazionale. Sono tutte presentate con l’appellativo di Borghi più belli d’Italia; io convengo che la scelta sia giusta e rispondente alla verità. Quello che io ho visto con gli occhi viene illustrato con le immagini e arricchito di didascalie pertinenti nei loro siti.

Senza fare un torto ad altri territori, altrettanto belli, del nostro patrimonio artistico, paesaggistico, storico e naturale, dico che non visitare i luoghi, citati nel titolo, si farebbe un torto al creato e all’ingegno umano. È vero che l’uomo li ha valorizzati, però, sono stati la loro bellezza e la posizione geografica e strategica a farne la sua dimora e a trasformarli in museo a cielo aperto. Colli e colline anonime sono diventati mete turistiche grazie al lavoro dell’uomo, che nel tempo li ha popolati e valorizzati.

I borghi dell’entroterra un tempo erano molto popolati per merito delle famiglie numerose, che vi dimoravano stabilmente; oggi, si vedono molti usci chiusi, pochi bambini rincorrersi per le vie e cartelli in vendita come case di villeggiatura. Adesso, mettere su un’attività commerciale o artigianale proprio in quei posti, lontani dalla costa, non è il caso: ci sono pochi abitanti stabili e i pochi negozi rimasti aperti lo sono per la fermezza dei proprietari di restare radicati al proprio paese e che non vogliono emigrare per un fatto puramente affettivo.

È stato un onore e un piacere visitare questa regione – ricca di storia, di tradizioni popolari, di arte, di cultura e di orgoglio – che si estende in lungo tra il Mar Ligure e la linea che delimita le cime delle montagne. Ovunque si vedono panorami mozzafiato, che si perdono nell’infinito, dove il cielo si abbraccia col mare e con la Terra. Ogni fazzoletto di spiaggia è stato sfruttato dall’uomo per trarne benefici economici, offrendo, in cambio, un servizio ai bagnanti e agli amanti del mare.

Alle spalle della Statale Aurelia – che l’attraversa per tutta la lunghezza – abbellita di alberghi, ville, monumenti e da attività umane si estende il territorio dei piccoli allevatori e dei contadini, che lottano contro l’asprezza del territorio, che non offre vasti terreni coltivabili e non trattiene la poca acqua piovana che scivola a valle.

Ma ahimè, di acqua in certi periodi dell’anno ne scende dal cielo talmente tanta che i torrenti si gonfiano a dismisura e allagano i centri abitati, situati a valle. Non do la colpa ai corsi di acqua, bensì agli uomini che nel tempo hanno ridotto ai minimi termini il letto degli innocenti torrenti. Chi è causa dei suoi mali pianga se stesso! Purtroppo, il bisogno non fa prevedere, ma provvedere. Ho visto su un muro a Finalborgo una riga che segnava l’altezza dell’acqua raggiunta durante un’alluvione.

Data la poca terra coltivabile, sono nati, perciò, i terrazzamenti – chiamati localmente fasce -, una bella soluzione per rendere coltivabili in orizzontale terreni scoscesi. L’abilità sta nel costruire muri di sostegno, incastrando le pietre una nell’altra senza bisogno di malta o di cemento e creare delle terrazze con l’aggiunta di terriccio. L’acqua piovana filtra attraverso i sassi e non arreca danni alle strutture murarie.

La nostra guida – Silvana Minuto, originaria di quella regione -, che ci ha fatto compagnia per tre giorni interi, ci ha descritto in modo impeccabile le bellezze artistiche e naturali; noi le vedevamo con gli occhi e le apprezzavamo col cuore, mentre lei le spiegava con tanto orgoglio. Avrebbe voluto darci tante altre notizie: parlava come un’enciclopedia vivente e non era avara di parole nell’erudirci. Solo il tempo era una limitazione alla diffusione del suo sapere. Per tutto il periodo ha organizzato le visite nei modi e nei tempi stabiliti dal programma.

E’ giusto parlare anche dell’autista Fernando della ditta di autotrasporti Origgi di Carugate. Si è messo a nostra disposizione puntualmente agli orari convenuti senza mai protestare o dare segni di nervosismo. La sua è stata una guida pacata su quelle strade collinari; nessuno ha sofferto il mal d’auto e ce ne sarebbe stato motivo.

Mi hanno sempre parlato finora dei Liguri come avari; invece, ho capito che tutto il mondo è paese: li considero, invece, parsimoniosi, in quanto si sono dovuti adattare alla scarsità di risorse, che offriva il territorio e fare di necessità virtù; è brutto, però, avere la nomea di spilorci. Hanno pensato che fosse più importante l’uomo oggi che la gallina domani. In Italia di comunità col braccino corto ce ne sono tante.

L’ulivo, la vite e qualche albero da frutta la fanno da padroni, senza dimenticare gli ortaggi e in particolare il basilico usato per fare il pesto. La coltivazione dei fiori si presta per l’ottimo clima; per questo la Liguria è chiamata anche “Riviera dei fiori”. Non mancano le palme, che qui hanno trovato il loro ambiente naturale; e pensare che vi maturano anche le banane. Se Sanremo è la città dei fiori; Bordighera è la città delle palme.

Grandi artisti, regnanti, magnati e gente dell’alta borghesia hanno scelto questa regione come luogo ideale per viverci stabilmente o venirci in vacanza. Gli abitanti del Nord vengono qui a svernare. Un richiamo lo fanno anche il Festival di Sanremo e una corsa ciclistica famosa che parte da Milano e che apre la stagione competitiva di questo sport.

La presenza di molte chiese nei centri abitati mi ha suggerito di pensare che il popolo fosse religioso e timorato di dio. La ricchezza di tanti quadri, di statue e di altari finemente addobbati e rifiniti mi fa pensare che i Liguri non fossero tirchi come si dice. Un confratello di un oratorio ci ha fatto notare una frase scritta all’uscita della chiesa, a proposito dei lavori di restauro: I ricchi hanno le idee, i poveri sono quelli che ci mettono i soldi!

Avrei voluto scrivere ancora parecchio in quanto l’argomento trattato è molto vasto e meritevole di arricchimento, ma mi devo fermare. Già c’è chi mi accusa di essere troppo prolisso.

Buona vita e buona lettura dal vostro amico e socio scrittore Carmine Scavello