
Cari amici,
ero fermo sul marciapiedi di una piccola stazione ferroviaria e aspettavo che arrivasse il treno. Per impiegare il tempo dell’attesa – non ammazzarlo, perché non mi permetterei mai di fargli del male – guardavo le tante frasi cubitali scritte sui muri del marciapiede e su quelli della sala d’attesa. Devo ammettere che ce n’erano di belle, carine, interessanti e significative; però in compenso, tante altre erano cretine, ingiuriose, banali, irriguardose, blasfeme e qualcuna goliardica.
D’un tratto il mio sguardo fu attirato da una scritta isolata su un pezzo di muro bianco, senza alcun contesto intorno. Chissà perché, come e quando qualcuno l’avesse scritta proprio lì in bella mostra, separandola volutamente o casualmente dalle altre frasi, perché fosse facilmente notata, letta e commentata.
Sicuramente costui voleva attirare l’attenzione su di essa e non ne capivo il motivo. Così, mi sono allacciato al detto che dice: nulla nasce per caso; tutto ha un senso, basta trovarlo! Quella scritta, pensai, non era un complimento al rispetto e alla dignità della donna. Mi auguro che quella mano l’abbia scritta senza riflettere a quello che stava facendo. Se fosse stato per ridere, ridiamoci sopra a conferma del contrario.
Ora vi comunico quella frase: Chi dice donna, dice danno. Mentre viaggiavo sul treno, mi son detto: provo ad aggiungere alla frase tre segni di ortografia – punto fermo, punto esclamativo, punto interrogativo – facendola diventare:
– Chi dice donna, dice danno. … La frase sarebbe buttata lì;
– Chi dice donna, dice danno! … Sarebbe un’accusa o un’offesa;
– Chi dice donna, dice danno? … Si porrebbe una domanda.
Letta così, nelle tre versioni, la frase cambierebbe enormemente il senso. Che ne pensate pure voi, amici lettori? Mi aiutereste a risolvere l’enigma. Forse il proverbio vorrebbe dire: “Chi dice donna, dice guai!” Ma gli farebbe da contrappeso un altro che afferma “Chi dice uomo peggio che mai!”
Però, poi, ho riflettuto sulla parola “DANNO” e ho cambiato completamente il significato del detto, riferendomi alla terza persona plurale del presente indicativo del verbo dare. In pratica, il ruolo delle donne non può essere al servizio degli uomini.
Basta pensare che nel loro grembo si forma la vita dei nascituri fino a quando vedranno la luce e, poi, li accompagneranno nella crescita alimentandoli col proprio latte. Per lo stesso motivo saranno un porto sicuro, nelle vesti di mamme, dove trovare conforto, coraggio e speranza. Quelle stesse mamme per loro si butterebbero nel fuoco.
Quindi, basterebbero queste poche considerazioni per trasformare il vocabolo donna in DANNO invertendo le due vocali. Se pensiamo a quello che le donne possono dare – e che in pratica DANNO – dovremmo solo ringraziarle e tenerle nella bambagia, trattarle come angeli della casa, e farle vivere in un ambiente paradisiaco.
I violenti che fanno del male alle donne dovrebbero vergognarsi davanti l’opinione pubblica per il loro comportamento scorretto e incivile e capire, una volta per tutte, che la violenza è la scelta più facile, perché sono deboli, ma mai quella giusta. Se lo stesso male fosse fatto a loro, solo allora capirebbero che non si può calpestare il rispetto e la dignità delle donne.
Buona, lunga e serena vita a tutte le donne dell’universo dall’autore Carmine Scavello