25 novembre , giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, data scelta in concomitanza dell’uccisione delle tre sorelle Mirabal nel 1960.
Nella foto: la sedia rossa segno della violenza fisica e psicologica perpetrata nei confronti delle donne, le tre farfalle simbolo delle sorelle Mirabal.
Per ascoltare il canto-simbolo antiviolenza sulle donne: clicca qui
Il nostro socio Carmine Scavello ci manda le sue riflessioni.
Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Care amiche/amici, leggere la lettera seguente non è tempo sprecato!
Non passa giorno che si parli della violenza sulle donne. Quasi la notizia stessa non fa più notizia a causa dell’elevata frequenza con cui se ne parla a causa dei tanti femminicidi commessi da uomini, che perdono l’uso della ragione e si abbandonano alla ferocia, che li rende assassini. Però, è bene che se ne parli in continuazione fino alla nausea per non creare indifferenza al problema.
Se si cala il sipario su questi misfatti si fa presto a voltar pagina e a dirottare l’informazione su altri temi. Bisogna mettersi in testa che la violenza sulle donne è una delle più vergognose violazioni sui diritti umani. Quando viene tolta la vita a un essere umano non ci sono giustificazioni che tengano. Ognuno di noi non è padrone della propria vita, in quanto ci è stata donata senza aver chiesto di nascere, figuriamoci se una terza persona se ne arroghi il diritto e l’arroganza di toglierla!
Fino a pochi decenni fa esisteva il diritto di onore e se il marito picchiava la moglie passava il concetto che lo stesse facendo per correggerla. Per fortuna, è intervenuto il legislatore per cancellare quelle leggi liberticide e riconoscere alle donne il diritto di parità e uguaglianza. Perciò, parlare di violenza e di femminicidio è un’offesa al genere umano.
Le donne non sono in minoranza, sono almeno l’altra metà del cielo e meritano di essere amate, rispettate e considerate degne di condividere la contemporaneità e la storia con gli uomini. Non bisogna fare differenza delle violenze: ci sono quelle fisiche e quelle morali e spesso quelle verbali uccidono più di quelle materiali. Le parole dette a sproposito con lo scopo di offendere uccidono più delle armi: umiliare e calpestare la dignità fanno più male dei corpi contundenti.
Certi uomini violenti approfittano del fatto di sentirsi sesso forte, ma sono solamente degli illusi in quanto rappresentano loro il sesso debole. Chi arriva a far del male a una donna ha un cervelletto molto, molto piccolo; non capisce che si sta comportando come un vigliacco e si scaglia con violenza su un corpo femminile che non può difendersi e non sa come contrastare la furia omicida. Tanti appelli cadono nel vuoto, purtroppo.
Se i violenti avessero un pizzico in più di materia grigia in quelle teste bacate capirebbero che non serve la violenza a sistemare le situazioni e che non si contrasta l’amore con l’odio. Potrebbero sempre correggere il loro comportamento scorretto prima di abbandonarsi a gesti inconsulti e comportarsi come la maggioranza degli uomini giusti e corretti che amano le donne e che le rispettano per il ruolo che occupano nella famiglia e nella società.
E ancora. Se i violenti fossero intelligenti capirebbero che: piuttosto che ubbidire all’odio e alla violenza che covano dentro, sarebbe meglio cambiare aria e lasciare la libertà e la vita alla compagna che vogliono sopprimere. Eppure, le leggi ci sono e non ne occorrono altre: basta applicare quelle già esistenti. Il crimine contro una donna lascia dei drammi umani sui familiari di quella donna stessa e all’assassino rimane la vergogna di essersi macchiata la fedina penale del più orribile omicidio su colei che prima ha amato.
Qualunque persona di buon senso è portata a pensare che il mostro umano che uccide la donna amata non ha dormito sotto il letto o si è nascosto nell’armadio, ma ha dormito nel suo stesso letto. Se è arrivato a un punto di non ritorno, non si è fatto un esame di coscienza per capire che stava sbagliando, ma ha ubbidito alla sete di vendetta e all’istinto animalesco di dire: o mia o di nessuno. Chi deve vigilare ha i mezzi per poterlo fare e gli diciamo in coro: che lo faccia prima che sia troppo tardi!
Buona, lunga e serena vita ai lettori e a tutte le donne del mondo dall’amico Scrittore Carmine Scavello.